Raffaello e la Madonna di Foligno ai Musei Vaticani. Raffaello è da ritenersi senza dubbio il più importante protagonista dei Musei Vaticani, secondo forse solo a Michelangelo. La Pinacoteca Vaticana ospita un olio su tela molto conosciuto e di una bellezza pregiata: Madonna di Foligno.
Questa pala d’altare venne commissionata da Sigismondo de’ Conti a Raffaello nei primi anni del 1500. Sigismondo, segretario di Papa Giulio II, necessitava di un ex voto che commemorasse il miracolo di cui era stato protagonista. La storia racconta che la casa del segretario venne colpita da un potente fulmine ma, miracolosamente, ne rimase illesa. L’opera è considerata la prima pala d’altare realizzata da Raffaello, datata 1512, presenta delle caratteristiche inusuali, che si distaccano dalla classica rappresentazione delle pale.
Avviciniamoci all’Opera.
Raffaello e la Madonna di Foligno ai Musei Vaticani: storia e descrizione
In quest’opera si abbandona la struttura architettonica e il fondo oro è sostituito dalla sfera che racchiude la figura della Madonna. Tale aurea rappresenta la presenza divina ed è coronata da una schiera di serafini, gli angeli iconograficamente considerati più vicini a Dio. La veste della Madonna presenta i tradizionali colori rosso a simboleggiare il suo ruolo di madre e azzurro in riferimento alla sua regalità. Nonostante la ripresa tipica dei colori, l’atteggiamento attribuito alla Vergine è particolare. La sua postura non è rigida, assomiglia a una donna che rilassata è seduta su una nuvola, talmente distesa da non accorgersi che uno dei suoi piedi potrebbe toccare le spalle di San Giovanni.
Anche il Bambino in braccio alla Vergine, si distacca dall’iconografia tipica, non presentandosi nei panni del Dio benedicente. Raffaello realizza un bimbo agitato, che siede in una posa scomposta, come se non volesse rimanere fermo nella posizione in cui è obbligato, un Bambino reale insomma. Ai piedi della Madonna, al centro della tela, un angioletto guarda verso l’altro, bramoso di ritornare nel mondo celeste insieme ai suoi simili. Il volto del piccolo angelo sulla terra e gli occhi del bambino che guarda verso il basso mettono in comunicazione i due mondi così distanti: il cielo e la terra.
San Giovanni Battista e San Francesco occupano la parte sinistra della tela, di fronte ai due santi in ginocchio è rappresentato in una inconsueta veste azzurra San Girolamo, riconoscibile dal leone mansueto, che presenta a Maria il committente inginocchiato ritratto di profilo. Sigismondo indossa un sontuoso mantello di colore porpora foderato di pelliccia d’ermellino, è rappresentato con incredibile realismo, le mani sono grinzose, il volto ossuto e gli occhi infossati.
Alle spalle dell’angelo è raffigurata la casa del committente, salvata grazie al miracolo ricevuto; a simboleggiare la protezione divina, Raffaello dipinge un arcobaleno che sovrasta l’abitazione. Il dipinto incanta per la sua armonica distesa cromatica che spazia dal blu all’azzurro, dal rosso al verde, che con giochi di tonalità e luminosità esalta la coerenza dell’intera opera.
Raffaello e la Madonna di Foligno ai Musei Vaticani: il percorso di questa tela
In origine la pala si trovava sopra l’altare maggiore della Basilica di Santa Maria in Aracoeli a Roma; nel 1565 Anna Conti, nipote del committente, la fece trasferire nella chiesa di Sant’Anna a Foligno, da questo luogo deriva il nome dell’opera. Siamo a fine 1700 quando durante l’occupazione francese, l’opera verrà portata a Parigi da Napoleone. In seguito ai recuperi del Canova il dipinto tornò in Italia agli inizi del 1800 e venne trattenuta alla Pinacoteca Vaticana per volere del pontefice Pio VII.