Il Diluvio Universale di Michelangelo. Continuiamo a raccontare e analizzare piccoli ritagli dell’immenso capolavoro eseguito da Michelangelo nella Cappella Sistina. Rimaniamo con il naso all’insù e spostiamo lo sguardo verso l’ottavo riquadro della volta, quello che rappresenta il Diluvio Universale. La scena del diluvio fu la prima in assoluto realizzata dal Buonarroti, a dimostralo è anche l’esecuzione non omogenea, probabilmente stava dipingendo il primo affresco della sua vita!
In primo piano la terraferma. Qui le persone si accalcano cercando di mettere in salvo la vita, sullo sfondo troviamo la barca che rischia di affondare per il gran numero di persone, simbolo chiave della tragedia. In lontananza intravediamo l’Arca di Noè. Possiamo percepire il vento che scompone i mantelli le chiome, sottolineando la drammaticità del momento. Sulla roccia quasi sommersa a destra della scena spiccano, per la loro emozionalità, due figure: il giovane tenta di portare in salvo, non nascondendo la fatica, un povero vecchio morente.
Ecco la purezza di Michelangelo, la fisicità che si contrappone ad un profondo sentimentalismo, due caratteristiche che hanno reso l’opera un vero capolavoro. L’arca sullo sfondo ha le sembianze di una piccola cattedrale, da una finestrella laterale vediamo un uomo che si affaccia, quello è Noè. Alla rabbia degli esclusi dell’arca che li porterà alla salvezza si contrappone una speranza di pace simboleggiata dalla colomba che spicca il volo.
Il Diluvio Universale di Michelangelo: la Tecnica dell’artista
Per realizzare questo primissimo affresco Michelangelo impiegò trenta giorni, un’infinità di tempo! Si rese subito conto che era inutile sprecare così tante giornate per realizzare dei dettagli che da venti metri di altezza nessuno avrebbe apprezzato. Ecco perché nelle scene successive ingrandì le figure e ridusse al minimo i dettagli, con lo scopo di velocizzare i tempi.
E’ curioso l’aneddoto che riguarda gli artisti mandati in aiuto a Michelangelo. Una volta fatti i cartoni, Michelangelo chiamò alcuni aiuti da Firenze perché lo affiancassero nella coloritura, sotto la sua supervisione.Ma dimostrandosi questi troppo sfaticati e non apprezzando il suometodo di lavoro, un giorno li cacciò tutti, rispendendoli a Firenze, non senza vergogna. Non sapremo mai se e quanto veramente Michelangelo si fosse fatto aiutare nella realizzazione di questa immensa opera d’arte, tuttavia la Cappella Sistina porta inequivocabilmente la firma dei genio fiorentino.
E adesso che sai tutto, non ti resta che andare a VISITARE LA CAPPELLA SISTINA!